I bambini da 0 a 4 anni si ammalano di influenza circa 10 volte in più rispetto agli anziani e 5 volte in più rispetto agli adulti e i numeri rimangono alti anche nei bambini con età superiore; infatti, con l’aumentare dell’età il rischio di ammalarsi di influenza si riduce, ma fino all’adolescenza resta decisamente più elevato che nell’adulto e nell’anziano, rispettivamente di 8 e 4 volte.1
Da quest’anno, secondo le raccomandazioni ministeriali, si rappresenta l’opportunità di raccomandare la vaccinazione antinfluenzale nella fascia di età 6 mesi–6 anni, anche al fine di ridurre la circolazione del virus influenzale fra gli adulti e gli anziani.2
L’efficacia del vaccino antinfluenzale è dimostrata dall’impatto che la vaccinazione del bambino ha sull’incidenza delle infezioni dei conviventi. Laddove è stata attuata una sistematica prevenzione delle infezioni pediatriche attraverso l’uso del vaccino, non solo si è avuta una caduta nella numerosità dei bambini ammalati ma, contemporaneamente, si è assistito a una marcata riduzione dei casi di influenza negli adulti e negli anziani, con ovvi vantaggi sia in termini sanitari, sia sociali ed economici.1
La diffusione del virus da parte dei bambini è potenziata dal fatto che, rispetto agli adulti, eliminano il virus in quantità più ingenti e per tempi più lunghi.1
Quando un piccolo si ammala di influenza, tutta la famiglia è a rischio di infezione con gravi ricadute sanitarie, sociali ed economiche. Diversi studi hanno dimostrato che l’influenza dei bambini si traduce non solo in una loro assenza dalla vita di comunità e a un incremento dei costi per l’assistenza medica pediatrica, ma anche in un aggravio economico e sociale legato alle problematiche dei pazienti adulti, in particolare per l’assenteismo dal lavoro e i costi delle cure per la loro influenza. Ogni caso di influenza pediatrica costa circa 132 euro, dei quali oltre la metà è rappresentata dalle ritenute sulle retribuzioni dei genitori per l’assenza dal lavoro.1
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