Si ipotizza che gli esseri umani abbiano contratto per la prima volta l’influenza nel momento in cui hanno iniziato ad addomesticare animali come polli e maiali. Il successivo sviluppo dell’agricoltura e degli insediamenti permanenti ha creato le condizioni ideali per un’epidemia di influenza.2
Il primo vero riferimento all’influenza nella storia viene fatto risalire al 412 a.C., quando Ippocrate descrisse in uno dei suoi libri una malattia altamente contagiosa con sintomi simili all’influenza.2
È poi in Italia, più precisamente a Firenze, nel 1357, che viene nominata per la prima volta col nome di “Influenza da freddo”, come riferimento a una presunta causa di questa malattia.2
Secondo la maggior parte degli epidemiologi, l’epidemia di influenza del 1580 è stata la prima pandemia influenzale registrata. Ha avuto inizio in Asia durante l’estate per poi diffondersi in Africa, Europa e infine, attraverso i mari, fino alle Americhe. Il bilancio totale delle vittime resta sconosciuto; sono stati però registrati almeno 8.000 decessi a Roma.2
Nel Ventesimo Secolo si sono verificate 3 pandemie influenzali: nel 1918, nel 1957 e nel 1968. Vengono identificate in base alla loro presunta area di origine e prendono il nome di: Spagnola, Asiatica e Hong Kong. Sono state causate da 3 sottotipi antigenici differenti del virus dell’influenza A: H1N1, H2N2 e H3N2, rispettivamente.3
1918 – La Spagnola (H1N1): si stima che l’infezione abbia colpito un terzo della popolazione mondiale durante la pandemia del 1918-1919. La malattia è stata segnalata come eccezionalmente severa, con circa 50 milioni di decessi. È stata causata da un virus interamente nuovo per l’umanità, simile a quelli dell’influenza aviaria, originatosi da un ospite rimasto sconosciuto. La quasi totalità (99%) dei decessi fu a carico delle persone con meno di 65 anni, cosa che non si è più ripetuta nelle pandemie successive.
1957 – L’Asiatica (H2N2): quando si sviluppò questa nuova pandemia il virus era già stato isolato nell’uomo (nel 1933) e poteva quindi essere studiato in laboratorio. In particolare, fu studiato nei laboratori di Melbourne, Londra e Washington, dopo aver rilevato un’importante epidemia in corso. Rispetto a quanto osservato nel 1918, le morti si verificarono soprattutto tra le persone affette da malattie croniche e i soggetti sani furono meno colpiti.
1968 – Influenza Hong Kong (H3N2): l’epidemia si trasmise inizialmente in Asia e ci furono importanti differenze con quella precedente. In Giappone, ad esempio, le epidemie furono saltuarie, sparse e di limitate dimensioni fino alla fine dell’anno. Quando il virus fu poi introdotto nella costa occidentale degli Stati Uniti, si registrarono elevati tassi di mortalità, contrariamente all’Europa dove l’epidemia, nel 1968-1969, non si associò ad elevati tassi di mortalità.3
Lo sviluppo del primo vaccino antinfluenzale inattivato è stato guidato da Thomas Francis, Jr. e Jonas Salk dell’Università del Michigan. Il loro vaccino utilizzava uova di gallina fecondate, un metodo utilizzato ancora oggi per produrre la maggior parte dei vaccini antinfluenzali. Il primo vaccino antinfluenzale fu approvato negli Stati Uniti per uso militare nel 1945 e per uso civile nel 1946.2
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